La perdurante e crescente situazione emergenziale dovuta al Coronavirus sta inesorabilmente interessando tutte le attività economiche e di conseguenza i consumi energetici.
Sulla domanda pesano una pluralità di fattori, da quelli direttamente determinati dalle disposizioni governative, a quelli indiretti, legati sia al progressivo adeguarsi del Paese alle misure di sicurezza sia agli effetti destabilizzanti dell'epidemia sulle diverse attività economiche. Di certo si registra un'inevitabile frenata dei consumi tanto che per quanto riguarda i consumi elettrici si può ipotizzare che marzo di quest'anno abbia i consumi medi di agosto, se non meno. Dallo scorso mercoledì, poi, sono entrati in vigore sul territorio nazionale i nuovi obblighi di interruzione di attività produttive, che hanno interessato tra le altre cose siderurgia, metallurgia e attività estrattive.
In quest’ultima settimana, quindi, la richiesta di elettricità sulla rete Terna si è ridotta di oltre un 18% rispetto all'analogo periodo del 2019, in peggioramento rispetto al -15% degli stessi giorni della settimana scorsa. Passando al gas, nei primi due giorni della settimana i dati Snam evidenziano una lieve ripresa dei consumi rispetto all'analogo periodo del 2019, dovuta però esclusivamente alle temperature molto più basse di un anno fa. Il freddo ha fatto balzare la domanda civile (che in media rappresenta, nel periodo invernale, oltre il 50% di quella totale) di quasi un 50% mascherando in parte il crollo degli altri settori di consumo. Più nello specifico, il consumo industriale diminuisce del 26% sullo stesso periodo del 2019. È proseguito, sull'onda della minore domanda, il calo dei prezzi della CO2 (scendendo sotto i 20 €/t per la prima volta da febbraio 2019 e raggiungendo valori sotto i 16 €/t registrando l’importo minimo da ottobre 2018) e la flessione del Pun sulla borsa elettrica, che da inizio settimana è sempre rimasto sotto i 30 €/MWh, preparandosi così nuovo record storico negativo della media settimanale.
Sui circuiti elettronici internazionali, la settimana è iniziata all'insegna di un cauto ottimismo; il Brent sembra essersi assestato sui 27 dollari al barile, il Wti ha riagganciato quota 23, mentre il dollaro si sta rafforzando sull'euro. A questa complicata situazione non giova il progressivo calo della domanda che secondo gli analisti si attesterà tra gli 8 e i 10 milioni di barili al giorno.
Secondo alcuni osservatori, il prezzo del petrolio continuerà ad oscillare in balia del coronavirus e per tornare alla normalità e ridurre l’incertezza ci vorrà ancora del tempo. Inoltre, non bisogna dimenticare che sia Brent sia WTI dovranno fare i conti anche con la scadenza dei tagli alla produzione decisi dall’OPEC. Il 31 marzo l’accordo oggi in vigore cesserà di esistere e i produttori torneranno a pompare greggio sul mercato senza alcun vincolo. In un contesto del genere, il tonfo del prezzo del petrolio potrebbe essere intensificato. La speranza è quindi quella che si trovi una nuova intesa per estendere o ampliare i tagli esistenti. Bisogna però ricordare che dall’ultimo crollo dei prezzi del petrolio di fine 2014 gli interventi attuati dall’Opec hanno iniziato a registrare risultati soddisfacenti solo da novembre 2017, ben 3 anni dopo!