Il coronavirus è un nuovo virus che arriva da Wuhan, città della Cina centrale. Per ora ha causato oltre 200 decessi, e ormai 10.000 casi confermati nel mondo. Di questi, circa il 99% sono in Cina.
I mercati, soprattutto quelli delle materie prime, stanno reagendo a questa emergenza in modo negativo dal momento che è difficile capire quanto durerà e se l’epidemia riuscirà ad essere contenuta in modo efficace. La Cina, da circa un ventennio, può essere considerata un termometro del greggio: se chiede petrolio, il prezzo sale; se invece la domanda scende, anche il barile cala. Considerando che caleranno i viaggi con ripercussioni economiche per l’intero Paese orientale, che avrà meno bisogno di petrolio, secondo Goldman Sachs, si potrebbe ridurre la domanda di 260.000 barili al giorno, con un calo di almeno 3 dollari al barile per l’oro nero.
Attualmente gli investitori sono, infatti, concentrati prevalentemente sulle potenziali conseguenze di una frenata della Cina e su un rallentamento dell’economia globale.
Le quotazioni del Brent sono arrivate a perdere circa il 3%, sfondando al ribasso la soglia dei 60 dollari al barile e scendendo fino a 58,50 dollari, il minimo da tre mesi.
L’agenzia giornalistica internazionale Reuters ha riportato una notizia che potrebbe sconvolgere i mercati del petrolio. L’OPEC, infatti, ha dichiarato di voler proseguire con i tagli all’estrazione del petrolio almeno fino a giugno del 2020. La domanda petrolifera cinese è la ragione della decisione, poiché il coronavirus sta impattando e impatterà sull’economia della Cina, e tanto.
Il ministro saudita Abdulaziz Bin Salman ha cercato di tranquillizzare il mercato, affermando che il coronavirus ha «un impatto molto limitato sulla domanda petrolifera globale» e che la discesa dei prezzi è oggi «guidata soprattutto da fattori psicologici e dalle aspettative estremamente negative adottate da alcuni partecipanti al mercato».
La Russia ha concordato una riduzione delle estrazioni di petrolio, come gli altri paesi dell’OPEC, in modo da supportarne il prezzo intorno ai 60 $ a barile. Tuttavia, si vocifera che Mosca voglia rispettare gli accordi solo fino a marzo, mentre l’Arabia Saudita vorrebbe continuare fino a giugno, e forse oltre.
Cosa potrà accadere nel futuro lo fa sapere l’esperto Michel Salden, Portfolio Manager Commodities di Vontobel Asset Management, “L’esperienza della precedente epidemia virale (SARS) ha insegnato che la domanda di petrolio tende ad accelerare dal momento in cui il virus viene contenuto, per effetto del vincolo logistico cui è sottoposto durante il periodo di picco dell’epidemia”.