Già dalla fine dell'estate i prezzi del gas sono aumentati notevolmente trascinando conseguentemente il prezzo dell'elettricità. Il 6 ottobre si è assistito al massimo storico: 167 €cent/Smc! A fine ottobre, grazie alle forniture in aumento dalla Russia, i futures si aggiravano attorno a 70 €cent/Smc, ma negli ultimi giorni sono aumentati di nuovo a causa delle notizie, secondo cui Gazprom non aveva prenotato capacità di transito aggiuntiva per dicembre. Di questo martedì, la notizia che il regolatore tedesco ha sospeso il processo di certificazione della Nord Stream 2 provocando un balzo dell'11% del prezzo del gas tra preoccupazioni sempre più crescenti che l’Europa debba fronteggiare penurie di gas naturale nell’inverno che sta per iniziare.
IL NORD STREAM 2
Il Nord Stream 2 è il gasdotto, completato il 6 settembre 2021, che trasporta il gas naturale dai giacimenti russi alla costa tedesca, si estende per 1230 km sotto il Mar Baltico ed è il più lungo del mondo. È stato ideato per potenziare il gas già fornito dalla Russia all’Europa raddoppiando il tracciato del già esistente Nord Stream. L’infrastruttura è costata 11 miliardi di dollari ed è interamente di proprietà della compagnia energetica russa Gazprom. Una volta in funzione Nord Stream 2 consentirà a Mosca di trasportare verso la Germania ulteriori 55 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.
Sin dalla sua nascita la condotta sottomarina è fonte di attriti geopolitici. L’entrata in funzione del gasdotto permetterebbe al gas russo che arriva in Europa di bypassare l’Ucraina, presidio statunitense sulla linea di confine. Washington guarda da sempre con diffidenza un’opera che significa anche un ulteriore avvicinamento tra Berlino e Mosca. Il timore è che il gasdotto baltico dia alla Russia troppo potere sulle forniture di gas europee, consegnando al presidente russo Vladimir Putin un mercato e un potere geopolitico troppo ampio.
LE PREMESSE
L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno più volte ribadito di essere contrari alla realizzazione di questo gasdotto perché la Russia, che è uno dei più grandi Paesi esportatori di gas naturale al mondo, utilizza da sempre le esportazioni di gas non solo come una risorsa con cui fare profitti, ma anche come uno strumento politico per aumentare la propria influenza all’estero. Nord Stream 2, per esempio, potrebbe dare alla Russia il potere di punire i vicini paesi dell’Europa orientale minacciandoli di tagliare le forniture di gas, che consegna tramite altri gasdotti, continuando però le proprie esportazioni nell’Europa occidentale: in questo modo creerebbe le condizioni per un conflitto interno all’Unione, di cui potrebbe approfittare sul piano politico o, è il timore occidentale, persino militare.
Per accelerare i tempi tedeschi della certificazione finale per l’entrata in funzione di Nord Stream 2, si ipotizza che la Russia abbia ridotto le forniture e usato i rincari per far leva sull’Europa. Per far fronte alla minaccia della Bielorussia di chiudere il transito del gas russo ai mercati europei se Bruxelles deciderà di applicare sanzioni al paese legate alla crisi dei migranti in corso, si è pensato che ad avvantaggiarsi sarebbe proprio Nord Stream 2: via diretta Russia-Europa, senza l’incognita di passare per terre altrui. In teoria, senza intoppi… fino a martedì. La Germania, che intende proporsi come hub europeo del gas, deve però dosare questa ambizione con il mantenimento di un equilibrio geopolitico.
I FATTI
«Abbiamo temporaneamente sospeso le procedure di certificazione della società Nord Stream Ag perché l’autorizzazione può essere presa in considerazione solo se il gestore è inquadrato secondo il diritto tedesco», è la nota ufficiale trasmessa dall’ente controllore tedesco Bundesnetzagentur, l'Agenzia federale per le reti energetiche. Il colosso energetico statale russo, con la creazione della succursale tedesca della svizzera Nord Stream Ag, ha, di fatto, provato ad aggirare le regole Ue che impongono la separazione giuridica tra produttori di gas e società di gestione delle infrastrutture per il trasporto. Gazprom deve quindi dimostrare il rispetto delle regole europee sulla concorrenza che chiedono che il proprietario di un gasdotto sia un'entità diversa da chi lo rifornisce di gas.
I portavoce dell’Autorità per le reti assicurano che la procedura di certificazione continuerà non appena la società sussidiaria sarà operativa.
LE CONSEGUENZE
Anche se la procedura venisse sbloccata entro la scadenza obbligatoria di fine gennaio, la certificazione del Nord Stream 2 dovrebbe essere poi sottoposta all’approvazione della Commissione europea. A quel punto, anche in presenza di un parere positivo, ci saranno quasi sicuramente i ricorsi dei Paesi che si oppongono al gasdotto. Quindi, pur trattandosi di uno stop di natura tecnico-formale, ritarda almeno fino alla seconda metà del 2022 l’entrata in funzione del gasdotto e riapre tutta la partita geo-strategica sulle forniture energetiche di Mosca all’Europa.
Fuori dalla Germania gli unici soddisfatti dello stop al Nord Stream 2 sono Polonia e Stati Uniti, massimi oppositori del gasdotto considerato «cavallo di Troia» di Vladimir Putin in Europa. Ma celebra il congelamento anche il governo di Kiev che con l’entrata in funzione della pipeline russo-tedesca perderebbe la sua più potente arma contro Mosca: il controllo dei rubinetti del gas non più passanti per il suolo ucraino.
In questo mercato affamato di energia e impaurito dalla imprevedibile e fortissima impennata dei prezzi di questi mesi, l’allungamento dei tempi di ingresso in scena di Nord Stream 2 ha innescato ulteriori rialzi e preoccupazioni sulla tenuta della ripresa economica europea.