L'impatto del coronavirus sulle attività economiche ha penalizzato pesantemente i consumi energetici. Ad aprile, infatti, si è registrato un calo a doppia cifra per i consumi elettrici, che dopo il -10,2% di marzo hanno lasciato sul terreno un ulteriore 17,2% circa.
Tra i principali elementi scatenati: attività in buona parte ferme o molto rallentate e forte riduzione del proprio business.
Un sondaggio effettuato da Bva Doxa su 635 Pmi di vari settori interpellate alla vigilia della fase 2, le aziende hanno dichiarato di essersi fermate parzialmente o del tutto, mentre il 24% ha mantenuto in essere solo alcune funzioni. Più del 70% delle aziende ha visto una drastica riduzione del business ed è dovuta ricorrere ad aiuti e sovvenzioni, e per circa l'80% dei rispondenti le misure messe in atto dalla propria azienda per proseguire l'attività sono efficaci. Per quanto riguarda i consumi elettrici, il 76% degli intervistati ne hanno registrato un drastico calo e il 37% che si aspetta nei prossimi mesi una riduzione dei consumi di energia elettrica.
Il coronavirus ha colpito più duramente la Lombardia rispetto alla media nazionale, in termini di contrazione delle attività economiche. I consumi elettrici in Lombardia, infatti, hanno avuto una flessione maggiore, sia a marzo, -16%, sia ad aprile, -20%. Interpretando congiuntamente i dati sui consumi elettrici con le flessioni rilevate per la produzione industriale italiana a marzo (-29% tendenziale, fonte Istat) e ad aprile (-45%, stima Csc) e tenendo conto della maggiore esposizione della Lombardia all'epidemia, Assolombarda ha stimato un calo dell'attività produttiva in Lombardia a marzo di un -35% e di un -45% ad aprile.
Con la progressiva ripresa delle attività (4 maggio), però, sono risaliti progressivamente i consumi in tutt’Europa e particolarmente in Italia, dove le restrizioni sono state decisamente superiori a quelle degli altri paesi. Pur restando su livelli ancora distanti da quelli di inizio marzo, i consumi elettrici stanno mostrando un andamento in ripresa. Dopo due mesi di lockdown, con i consumi di elettricità sprofondati a livelli mai visti, è bastata una sola settimana di riapertura parziale per aprire nuovi e positivi spiragli.
“I consumi elettrici dopo il 4 maggio iniziano a recuperare, e si portano a -13 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. È un primo segnale di normalizzazione, anche se la strada sarà lunga”. È il dato più significativo dell’ultimo rapporto Congiuntura REF, curato da RefRicerche. L’energia elettrica in Italia è un indicatore economico importante perchè solo in parte, osserva la ricerca, è un bene consumato dalle famiglie (22%) mentre “per la parte principale è un input per la produzione dell’industria (41%) ma anche in quota significativa dei servizi e dell’agricoltura”. Nel giorno in cui i dati sulla produzione industriale di marzo certificano la caduta verticale dovuta all’impatto del coronavirus, non c’è dunque da stupirsi che il crollo dei consumi elettrici sia caduto di pari passo. Ecco perché i dati sui consumi elettrici nella prima settimana dopo il 4 maggio risaliti a -13% sono da considerare un “primo tentativo di uscire dall’impasse”. Il recupero c’è, “anche se la distanza da colmare prima di riportare la domanda di energia sui livelli pre-crisi resta ancora ampia. D’altra parte – conclude la ricerca – per molti settori la ripresa non può che essere graduale”.
Nello specifico, secondo i dati preliminari di Terna, in maggio la domanda è scesa di un 10,2% a 22,7 TWh circa, sempre in forte calo quindi, ma in miglioramento rispetto al -17,2% di aprile e soprattutto mostrando una dinamica in ripresa.